16.10.09

Quando si può parlare di Arte marziale?

Per lungo tempo sono andato cercando uno stile che fosse il più efficace ed esoterico, magari anche il più affascinante sotto il profilo estetico, fino ad arrivare ai metodi Nei Jia, ossia a quanto di più sofisticato esista nel campo delle Arti Marziali. Qui mi sono fermato, magari integrando con altri metodi, ma dedicando la maggior parte del mio tempo e dei miei sforzi a comprendere la complessità del Tai Ji, dello Xin Yi e via discorrendo. Nel frattempo, però, è cambiato qualcosa, nella mia percezione dell'Arte e del suo apprendimento, ossia la ricerca a volte spasmodica del "cosa" ha gradualmente lasciato il posto a quella del "come", ed il mio interesse è passato, di conseguenza, dagli stili ai loro interpreti. Non mi stupiscono più, cioè, le tecniche o le loro applicazioni, bensì il vedere la varietà a volte sconcertante delle interpretazioni di uno stesso principio, e quanto queste interpretazioni derivino non tanto, come sarebbe facile pensare, dalla diversità di costituzione fisica o da preferenze tecniche, quanto dalla natura profonda del praticante, dal suo "cuore",in un certo senso. Ed è proprio a questo livello che si può onestamente iniziare a parlare di Arte marziale,ossia di una personale rielaborazione di un'abilità acquisita ed interiorizzata, e non della semplice esecuzione meccanica di una serie di tecniche codificate e prive di anima...