14.10.19

Non cedere al sonno...

Il fatto di essere sulla strada giusta non significa affatto essere vicini alla meta: al contrario, è proprio lì che si celano i trabocchetti più insidiosi, e dove è più facile sviarsi od essere sviati.

E dove è necessario vigilare con la massima attenzione.

Del resto, anche Omero ci ammonisce, ricordandoci del sonno cui cede Odisseo giunto in vista di Itaca, fornendo ai marinai troppo curiosi l'occasione per aprire l'otre di Eolo e liberare così i venti avversi che li sospingeranno nuovamente lontani.

Chi intraprende la Via corre lo stesso pericolo e, come per Odisseo, il problema non è tanto la curiosità dei compagni (ovvero i fattori contingenti) quanto il fatto di abbassare la guardia cedendo al sonno.

Sonno che sopraggiunge in mille forme, da quella della pasciuta certezza che ormai sia solo una questione di tempo a quella dell'abbandono quasi fideistico nelle mani del pur ottimo maestro che abbiamo finalmente trovato, ma dal quale molti credono sia possibile apprendere per una sorta di osmosi che dovrebbe far passare in cavalleria il lavoro di ricerca personale.

Nulla di più falso, perché un vero Maestro è come il somaro della nota storiella, e per quanto possa aiutarti non può fare il lavoro per te, perché la Trasformazione indotta dalla pratica è solo e soltanto tua.

Ma anche la pratica più costante e diligente può condurti dove vuoi arrivare solo se non cedi al sonno, perché, come diceva il Buddha, se perdi la corretta Attenzione è come se già fossi tra quelli che sono morti...

12.10.19

Non amo molto l'uso bolso e didascalico delle immagini, che finisce per ridicolizzare la realtà irrigidendola in tautologia, ottenendo al massimo di rallentarne per un poco l'inesorabile discesa nell'oblio.

E questo è particolarmente vero per quanto riguarda la pratica interna, che per la natura irripetibile  del suo "momento" (kairòs) , non può essere "fissata" se non al prezzo di gravi mutilazioni nella forma e nella sostanza.

Purtroppo, però, vivendo nostro malgrado in una società incentrata in maniera pressoché esclusiva sull'immagine, a volte ci si trova costretti a scendere a compromessi, foss'anche solo per semplice e prosaica "necessità professionale"e bisogna quindi provare a "fissare" in qualche modo ciò che non potrebbe essere "fissato"...

11.10.19

Tao

Tao, più correttamente Dao, è seguire una musica che non si può sentire, danzando coi capelli sciolti, mentre ogni passo misura il Cosmo e traccia segni di Potenza.
E' tutto qui: non c'è dieta né dottrina, solo un tumulto, una slavina che rimette insieme il Tutto dopo averlo frammentato, un pulsare ritmico che divora e sgrava forme sempre nuove...

4.10.19

Animali strategici e tattici - cenni generali

Hu Xing
Nella pratica dello Xin Yi Liu He Quan, è d'uso comune dividere le figure dei 10 animali in animali "piccoli" e animali "grandi".

E non è difficile accorgersi di come questa distinzione, che non si riferisce affatto alle reali dimensioni dei vari animali (altrimenti sarebbe difficile capire come mai un cavallo possa esser definito piccolo e il gallo invece grande), sia in realtà del tutto sovrapponibile a quella che è possibile tracciare tra principi strategici e soluzioni tattiche.

Gli animali "grandi", ossia il Drago, la Tigre, l'Aquila, l'Orso e il Gallo costituiscono ben cinque dei cosiddetti "Sei Poteri" dello XYLHQ, e si riferiscono in prima istanza a particolari principi biomeccanici e posturali.  

In un certo senso, quindi, rappresentano una sorta di momento di "pianificazione strategica" dello stile, in cui ci si concentra sulla costruzione di un determinato tipo di corpo e del jin conseguente attraverso l'assunzione di atteggiamenti e schemi motori inveranti i principi di base ovvero:

torsione (drago), 

flesso estensione (tigre)

leggerezza\espansione (aquila) 

pesantezza\contrazione (orso)

equilibrio\rapporto col terreno (gallo) .

Per dirla in cinese, quindi, costituiscono lo shenfa (metodi del corpo) dello stile

Gli animali "piccoli", dal canto loro, indicano delle soluzioni di natura essenzialmente tattica,  e si riferiscono in primo luogo agli spostamenti e quindi:

la rapidità di manovra (falco), 

la capacità di variare repentinamente di livello (rondine) , 

i movimenti sinuosi e adesivi (serpente),

l'avanzare travolgente ( cavallo)

l'agilità imprevedibile (scimmia)


In altre parole, rappresentano i possibili modi di utilizzo (yungfa) delle qualità apprese e costruite attraverso la pratica degli animali "grandi" e le completano allo stesso modo in cui trama e ordito concorrono alla formazione di un tessuto.

E non sono separabili, a meno di non compromettere la comprensione e la fruibilità dello stile: se vuol vincere, ogni buon generale deve assolutamente eccellere sia nella pianificazione strategica che  precede (e segue) la battaglia, sia nella capacità di applicare soluzioni tattiche in base a quanto richiesto di volta in volta dalla situazione contingente.