22.11.11

Introduzione Tai Ji Quan stile Chen e Nei Gong ad Ancona- Parte Prima

Introduzione Tai Ji Quan stile Chen e Nei Gong ad Ancona

Parte prima- La Forza Elastica

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Programma dell'incontro:

1.Fondamentali

2.Nei Gong Power Stretching per tendini e legamenti

3.Introduzione al Tai Ji Quan stile Chen

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Il seminario si svolgerà SABATO 3 DICEMBRE dalle ore 10 alle ore 13 c\o

Shaktyogaclub via Scrima 81 Ancona                                
 
 
Modalità di iscrizione: versamento acconto 10 euro, saldo 15 euro la mattina della lezione. Possibilità di saldare in un'unica soluzione per chi viene da fuori Ancona.
         

Per informazioni:

Remo Pizzin
3407732431
alasad@hotmail.it
cuorementepugno.blogspot.com

21.9.11

Seminario gratuito di introduzione al Kung Fu Interno ( Nei Jia Gongfu)

SEMINARIO GRATUITO DI INTRODUZIONE AL KUNG FU INTERNO
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Il Kung Fu Interno (Nei Jia Gongfu) rappresenta il vertice dell'evoluzione storica e tecnica delle Arti Marziali Cinesi.

Si tratta di una serie di sistemi di combattimento apparentemente semplici dal punto di vista tecnico (pochi salti, calci bassi etc) e "morbidi" nell'esecuzione dei movimenti,ma che si rivelano estremamente efficaci nel combattimento e nel mantenimento della salute fisica e mentale. Questo avviene grazie ad un utilizzo sofisticato e razionale del proprio corpo e delle sue relazioni con la sfera energetico\emotiva e con quella mentale, in piena armonia con i principi della Medicina Tradizionale Cinese e delle tecniche di Lunga Vita e di Trasformazione interiore dell'Alchimia Taoista (Nei Gong e Qi Gong).


Il seminario, gratuito e aperto a tutti, si propone come introduzione generale alla pratica di due stili in particolare:

TAI JI QUAN (Tai Chi Chuan)

Il Tai Ji Quan (Boxe della Polarità Suprema) è una disciplina cinese di combattimento ed evoluzione personale,nata nel XVII secolo dalla fusione delle Arti Marziali con le teorie della Medicina Tradizionale Cinese e le tecniche taoiste di Alchimia Interiore.Si tratta,allo stesso tempo, di un metodo di sviluppo personale e di rieducazione del proprio corpo ,grazie al quale è possibile ristabilire il giusto equilibrio fisico, mentale ed energetico\emotivo attraverso la comprensione,prima corporea,poi via via più sottile, della fondamentale polarità cosmica dello Yin e dello Yang.

XIN YI LIU HE QUAN

La Boxe del Cuore e della Mente è un antico stile interno ancora poco conosciuto in Occidente. Tramandato per secoli dalla comunità musulmana cinese,si basa sull'imitazione delle caratteristiche e degli atteggiamenti combattivi di Dieci Animali (Shi Xing): Drago, Tigre, Aquila, Orso, Gallo, Falco, Serpente, Rondine, Scimmia e Cavallo.


Nel corso del seminario sarà possibile sperimentare alcune semplici tecniche nonché degli esercizi di Nei Gong (pratica interna) tipici del Tai Ji Quan e dello Xin Yi Quan.

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Per informazioni:

Remo Pizzin
3407732431
alasad@hotmail.it
cuorementepugno.blogspot.com

17.9.11

Lontano dal mare

A volte mi duole una ferita che l'assenza del mare non fa che acuire: le colline danno pace,è vero, ma la mancanza d'un aprirsi all'orizzonte infinito porta ristagno e malinconia. Il pensiero gira, spesso a vuoto,e l'ardore si smorza pian piano in languore tellurico e stanco.
A volte mi duole una ferita, dicevo, e mi fa sentire come una vecchia barca tratta in secca, che amerebbe sentirsi mille e mille volte addosso i morsi d'una corrusca tempesta piuttosto che languire prigioniera d'un silenzio ignavo e deprimente tra fango e indolenza, mentre lontano i flutti s'accavallano come animosi cuccioli in lotta.
Quanto vorrei saper amare la quiete, ora che potrei goderne senza faticare troppo...

16.9.11

Programma corso Tai Ji Quan e Nei Gong

Programma del corso:

1. Nei Gong per lo sviluppo della Forza Interna (Nei Jin)

Per la persona media, “addomesticata” dalle comodità moderne o da una vita troppo sedentaria, pretendere di dedicarsi al Tai Ji Quan senza aver adeguatamente preparato il proprio corpo significa, nella migliore delle ipotesi, votarsi a una pratica sterile e potenzialmente infruttuosa. Per questo, è fondamentale affiancare a quello del Tai Ji lo studio delle antiche metodiche “interne” per allenare il Nei Jin, ovvero la Forza Interna secondo le sue tre tipologie: elastica, a spirale ed esplosiva.

2. Gli Otto Cancelli del Tai Ji Quan

Ciò che sono per la musica le note musicali, per il Tai Ji Quan lo sono i cosiddetti “Otto Cancelli” (Ba Men) , che corrispondono agli Otto Trigrammi (Ba Gua) del Libro dei Mutamenti e alle otto Forze (jin) fondamentali, ovvero: Espandersi\Parare, Ritirarsi, Premere, Spingere, Tirare, Dividere, Colpo di Gomito e Colpo con il Corpo.
Questi, insieme ai Cinque Passi (Wubu)rappresentano il vero e proprio alfabeto del Tai Ji Quan, senza conoscere il quale è assai difficile comprendere il significato e l’applicazione delle figure delle forme.

3. Introduzione allo Stile Chen

Noto anche come stile del “Colpo di cannone”, si tratta del primo Taijiquan storicamente documentato. Fondato dal generale Chen Wangting (1600-1680), è uno stile vigoroso, caratterizzato dall’alternarsi di movimenti veloci e lenti, dall’uso della forza a spirale e dall’esplosività delle tecniche, ed è particolarmente indicato per chi cerca l’aspetto “marziale” della pratica.
Durante il corso si studieranno in un primo momento le figure 1-5 della Prima Forma (Ti Yi Lu) in 83 movimenti, che verranno ripetute nei quattro punti cardinali. Solo dopo che gli studenti avranno raggiunto un’adeguata comprensione si proseguirà con le figure successive.

4. Basi del Tui Shou

Il Tui Shou, o “mani che spingono” è l’esercizio a due che permette di verificare il livello raggiunto nella comprensione degli Otto Cancelli del Tai Ji Quan nonché di mettere alla prova le abilità sviluppate attraverso lo studio del Nei Gong e della forma. È inoltre alla base del San Shou o “mani libere”, ossia lo studio del combattimento, che comprende Jijifa (applicazione dei movimenti) e Paida (tecniche di condizionamento).

1.9.11

Corsi 2011-2012 - aggiornato











Orario dei corsi a.a. 2011/2012
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FANO c\o SCUOLA di MUSICAL CAPOGIRO

TAI JI QUAN e NEI GONG - GIOVEDI' 17-18,30  e 21-22,30
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PERGOLA c\o Palestra OLIMPIA

TAI JI QUAN base MERCOLEDI' 20-21

TAI JI QUAN intermedio VENERDI' 20-21

AVVIAMENTO ARTI MARZIALI MARTEDI' 17-18 e VENERDI' 17-18

XIN YI LIU HE QUAN LUNEDI' 20,30-21,30

QI GONG e NEI GONG LUNEDI' 10,30-11,30; MARTEDI' 15,30-16,30; VENERDI' 18-19

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SENIGALLIA  c\o PALESTRA ENERGICA

TAI JI QUAN  MARTEDI' 20-21,30

19.8.11

XXXII

"Roads go ever ever on,
Over rock and under tree,
By caves where never sun has shone,
By streams that never find the sea;
Over snow by winter sown,

And through the merry flowers of June,
Over grass and over stone,
And under mountains of the moon.

Roads go ever ever one
Under cloud and under star
Yet feet that wandering have gone
Turn at last to home afar.
Eyes that fire and sword have seen
An horror in the halls of stone
Look at last on meadows green
And trees and hills they long have known."
-  J. R. R. Tolkien, The Hobbit

1.7.11

Strana Saggezza

Il corpo possiede una sua saggezza strana, profonda, che sa di terra e di non detto, ma che riluce diafana e, nonostante provenga da tutto ciò che viene comunemente ritenuto greve e basso, rivela a volte più cose della più impalpabile delle costruzioni della ragione.
Il corpo non mente e, se lo fa, è perché non sa e non ha paragoni per rivelarsi per ciò che è  in essenza: fisso che sublima, carne che recita in se stessa l'eterno Dramma delle cose, di cui è dannata a essere specchio, suo malgrado, in ogni fase della sua esistenza, mimando il crescere e il morire che s'affaccia a ogni passo.
Il senso del lavoro sul corpo, che continua ad apparire grossolano e futile a chi si attribuisce sapienza, è proprio questo in-corporare la Regola del Cielo che, come si sa, "tratta i diecimila esseri come cani di paglia", ossia con la stessa ineffabile crudeltà con cui giocano i bambini, e danzarla fino all'ultimo respiro e all'ultimo sussulto, come un mondo che si ripiega quando giunge il suo imbrunire.

14.6.11

L' Arte che vorrei

Sono sempre stato un isolato, spesso su posizioni estreme o quantomeno impopolari, per non parlare di tutte le volte in cui mi son dedicato a vere e proprie cause perse, e mi accorgo che, con gli anni, non tendo a migliorare.
Tanto che, dopo anni di acquiescenza (obtorto collo) al comune modo di praticare e insegnare le Arti Interne, mi son deciso a rimettere in gioco tutto, rimescolando le carte in cerca di un gioco (didattico) migliore.
In realtà, non ho mai smesso di pensare determinate cose in un determinato modo, però ero sinceramente convinto che aderire ad una metodica di insegnamento grosso modo sovrapponibile alle aspettative della "clientela" fosse la soluzione migliore, sia per far avvicinare un numero maggiore di persone sia per rendersi più comprensibili. E questo, alla prova dei fatti, è indubitabile.  C'è un però, tuttavia. Un però che forse non dipende dalla ragione nel suo aspetto più utilitaristico, e forse nemmeno al buonsenso, ma che per me riveste un'importanza capitale: non mi piace. Non mi piace che una classe si riduca ad un gregge scimmiottante un insegnante più o meno in buona fede, ma nemmeno un'accozzaglia di energumeni sudati che si spintonano senza riflettere. Non mi piace la presunzione di ortodossia elativa a un metodo o ad una scuola, ma nemmeno il tuttofabrodismo e l'accoglienza (qualunque cosa voglia dire) delle istanze più strampalate partorite da autentici soggetti da manicomio.
Non mi piace, infine, l'arroganza dei sedicenti apostoli dell' Unico Vero Marziale, quali che ne siano le declinazioni, come pure son fumo nei miei occhi i falsi modesti, spesso epigoni vigliacchi dei suddetti apostoli.
Quello che vorrei, con tutto il cuore, è svincolare la pratica dai paletti autoimposti, dal mercantilismo becero e dalla mancanza di spontaneità, che non deve essere affatto caos ma pura e semplice esperienza vissuta insieme. E non certo in modo irenico, con la solita melensaggine new age: vorrei dialettica, confronto pur senza distogliere nemmeno per un istante l'occhio dai tesori della Tradizione, che deve essere costantemente vivificata dalla pratica delle persone che vi attingono, e non una sorta di imbalsamata reliquia da guardare e non toccare.

18.5.11

Ma è davvero "per tutti"?

Grazie alla maggior parte delle pubblicità dei corsi di Tai Ji Quan son venuto a sapere che si tratta di una disciplina "adatta a tutti", senza distinzioni di sorta. Francamente, la sfumatura di leggero imbonimento con cui è quasi sempre ribadito il concetto mi spinge, e senza faticar troppo, a pensar male, ma anche a far qualche riflessione di principio riguardo alla reale possibilità di una diffusione "indistinta" di una qualsiasi disciplina, sia essa marziale, artistica o quant'altro .
Saltando a piè pari argomentazioni puerili e un po' risibili quali quella del "gusto personale" o l'ovvietà del dare a tutti l'opportunità di dedicarsi alla pratica (ci mancherebbe altro,e  non mi stancherò mai di ribadirlo, checché se ne dica), come pure della sua"fruibilità" da parte di persone impegnate in ben altri settori, bisogna comprendere alcune cose di fondo.
In primo luogo, discipline (quali che siano) stratificatesi nel tempo e in precisi contesti culturali e sociali non posseggono, per propria natura, quella specie di neutralità quasi asettica da cui sono caratterizzate, invece, quelle sbucate fuori in seno alla società contemporanea: il Tai Ji Quan, per esempio, o lo si ama o lo si odia, senza compromessi. E questo in maniera viscerale, istintiva, nel momento preciso in cui se ne coglie lo spirito, e a esso si reagisce. Lì la scelta è già stata fatta, e tutti i tentennamenti, i tira-e-molla e via discorrendo altro non sono che resistenze o le innumerevoli razionalizzazioni che per varie vie ne derivano. Delle scuse, in definitiva.
E già questo basterebbe a ridurre di parecchio la prospettiva che fa vedere la disciplina come "adatta a tutti"...
Se mai, a "tutti" potrebbero essere adatte, al massimo, quelle che giustamente vengono definite "volgarizzazioni" o, per essere più sinceri e al passo coi tempi, le "commercializzazioni". Il che, in ambedue le accezioni, altro non  vuol dire se non semplificazione e interpretazione riduttiva, forse addirittura infedele. Intendiamoci: queste cose hanno il loro perché (far campare gli insegnanti, in primo luogo), ma sono ben lungi dall'identificarsi con la disciplina nella sua interezza. Praticare esclusivamente la forma di Pechino (24) e far qualche esercizio di Qigong per la terza età un paio d'ore alla settimana (e rigorosamente in palestra), non vuol dire affatto, ai miei occhi, "fare Taiji", per quanto si tratti di un legittimo punto di partenza e anche abbastanza "accessibile" nel senso di cui sopra. Però fermarsi a questo, come fanno i vagheggiati milioni di persone dedite al TJQ in giro per il mondo, e pretendere in soprammercato di definirsi autentici "praticanti", si rivela una situazione analoga a quella di colui che, conoscendo a mala pena i tre\quattro accordi sufficienti per "la canzone del sole" o "blowing in the wind"  se ne va in giro vantandosi di saper suonare la chitarra...

15.5.11

Sdoganare

Quella di attirare potenziali iscritti è, senza doverci pensare nemmeno troppo, una sacrosanta esigenza per chi tiene dei corsi, e in questo non vedo nulla di male, tanto che non me ne astengo affatto.
Tuttavia, inizio a trovare estremamente molesti i disperati tentativi di sdoganamento, più o meno surrettizio, del Tai Ji Quan, che si vede sempre più spesso infilato quasi a forza nei contesti più disparati, molte volte quale risposta "definitiva" alle esigenze di questo o quel campo,sia esso marziale, salutistico o performativo.
La solfa è, grosso modo, la stessa: "praticate il TJQ,così migliorerete miracolosamente nella vostra specifica attività". Ed è vero, tanto che io stesso, nel mio piccolo, ho avuto modo diverse volte di far applicare alcuni elementi della pratica del TJQ a persone che si occupano di tutt'altro, verificando empiricamente i benefici, a volte notevoli, di queste "integrazioni". Ma ciò non toglie che sia, in fondo, una prospettiva fuorviante, e in qualche misura, persino avvilente nei confronti del TJQ stesso, che nel sentire comune finisce per acquistare i caratteri ancillari d'una disciplina accessoria, perdendo così la propria specificità e ragion d'essere.
Perchè, mi chiedo, risulta così difficile far sì che le persone s'accorgano che il valore del TJQ è assoluto, e che,per quanto la prospettiva delle suddette integrazioni possa essere un utile ragione per avvicinarvisi, dovrebbe essere praticato in quanto tale,senza doverlo per forza giustificare agganciandolo a destra e a manca? Pare quasi che molti insegnanti o presunti tali si vergognino di quel che propongono in tal modo,e quella del marketing,per quanto comprensibile, non è una giustificazione sufficiente. E, a mio avviso, dimostra scarsa lealtà nei confronti dell'arte in quanto tale.
 

27.4.11

Canne e volpi

Quando arriva un nuovo studente,pur sapendo di frustrare ineluttabilmente le sue aspettative,cerco quanto prima di metterlo al corrente del fatto che,da me, difficilmente apprenderà delle"tecniche" ,e che di"mosse" non ne esistono affatto. Sorvolando sul fatto dell'assurdità del concetto di "mossa",sul quale ci si potrebbe divertire non poco disquisendoci sopra (e non è detto che,prima o poi, non mi venga in mente di farlo), è patente il fatto che,nonostante una maggior facilità di accesso alla materia in questione, la gente tenda ancora oggi a considerare l'arte marziale un insieme di elementi dati da apprendere e dar definitivamente per acquisiti non appena se ne abbia un'idea quanto meno approssimativamente chiara. Se va bene.
Questa concezione è,neanche a dirlo, assolutamente fuorviante, e tende a ingabbiare lo studio delle arti marziali in uno schematismo nozionistico riduttivo e soffocante, come se si trattasse di una delle tante "abilitazioni" che al giorno d'oggi si è soliti conseguire, le quali vengono ineluttabilmente confuse con la reale competenza nel particolare campo cui si riferiscono.
Forse anche per colpa di questa prassi a mio dire nefasta, la stragrande maggioranza degli studenti, o aspiranti tali, si presenta proprio con questi presupposti in testa, e molte volte non riesce a staccarsene, finendo per abbandonare la pratica "seria" e farsi invece abbindolare presso lidi più "confortanti" o maggiormente in linea con le aspettative.
In realtà costoro, per rifarsi ad un celebre apologo, si incaponiscono alla ricerca dei dispensatori di pesci, fuggendo invece da chi si propone d'insegnar loro l'uso della canna o della rete: si aspettano sempre di "aggiungere" bulimicamente qualcosa a ciò che già sanno o ritengono di sapere, senza accorgersi che,rimanendo nei vecchi schemi, le nuove acquisizioni rimangono lettera morta, potenzialità che non si riescono a esprimere a causa dell'inadeguatezza di fondo che i suddetti ben si guardano dal riconoscere e correggere. Finendo poi, come spesso sento,  per incolpare e bollare come "inutili" od "obsolete" proprio quelle cose che desideravano tanto apprendere, mostrandosi, in questo, del tutto simili alla volpe d'un'altra storiella ben conosciuta, e troppo spesso dimenticata.
"l’Occidente negli ultimi decenni è stato preso da un
èmpito confuso verso qualcosa di “altro”, non sapendo però giungere che a
forme equivoche, superstiziose e inconsistenti le quali, contraffacendo la vera
“spiritualità”, hanno costituito, alla fine, un pericolo altrettanto reale quanto
quello del materialismo contro cui erano partite"


Julius Evola,  L'esoterismo di Renè Guènon

25.4.11

Scampagnata marziale del 1° Maggio

Un'occasione per passare una giornata tra le colline, e praticare insieme Nei Gong e Tui Shou
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programma della giornata:

ore 9,45 operazioni di segreteria

ore 10,00- 11.00- Xin Yi Jiben Gong(fondamentali dello stile)

ore 11,00- 12.00 - Nei Gong Power Stretching (per tendini e legamenti)

ore 12.00-13.00 -Basi del TuiShou (mani che spingono)

a seguire pranzo vegetariano a base di prodotti locali.

Nel pomeriggio, possibilità di pratica libera di Tui Shou
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La quota di partecipazione al seminario è di € 50(40 per chi frequenta i corsi settimanali) pranzo compreso;
solo seminario 35 €
solo pranzo 15 €

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info e iscrizioni:

M° Remo Pizzin 3407732431
alasad@hotmail.it
cuorementepugno.blogspot.com




28.2.11

introduzione al Neigong - parte prima: la Forza Elastica

Neigong significa,letteralmente, "Lavoro Interno", e si riferisce agli antichi metodi di sviluppo fisico,mentale ed energetico fondamentali nella pratica corretta delle Arti Marziali Interne di tradizione cinese.

Si tratta di varie tipologie di esercizi,il cui scopo principale è quello di ridare efficienza al corpo e al movimento umano,spesso compromesso da stili di vita sbagliati,allenamenti non corretti e da una cattiva interp...retazione della "civilizzazione" da cui è derivata tutta una serie di problematiche posturali,blocchi fisici ed emozionali, etc.

In altre parole, si cerca di ridare all'uomo quell'agire naturale ed aggraziato tipico degli animali e dei cosiddetti primitivi, e sviluppare così il Nei Jin, la Forza Interna tipica di Arti Marziali come il Taijiquan e lo Xinyiquan.

Il Neigong è utile non soltanto agli artisti marziali, ma anche a tutti coloro che vivono il proprio corpo come strumento di conoscenza (praticanti di Yoga) o di espressione(danzatori, attori), o che semplicemente ne desiderano sviluppare le potenzialità.
Inoltre, per la natura degli esercizi, può essere estremamente utile come coadiuvante nel campo della riabilitazione o nel trattamento dei più diffusi problemi della colonna vertebrale o delle anche.

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Nel corso del seminario verrà introdotta una sequenza di Power Stretching per stabilizzare la struttura fisica rafforzando tendini,legamenti e muscoli profondi ed alcuni elementi di lavoro a coppie utili per la comprensione degli argomenti trattati.

La quota di partecipazione è di €15 per gli allievi e di €25 per gli esterni

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per informazioni e iscrizioni:
Remo Pizzin
3407732431
alasad@hotmail.it
cuorementepugno.blogspot.com

29.1.11

Absit inuria verbis - Ortodossia?

Ho sempre considerato cosa odiosa l'accorgermi di come i bisogni delle persone vengano sfacciatamente sfruttati per vendere merci,  per giunta velandole con una patina di fastidioso buonismo oppure di superiorità del tutto ingiustificata. Che poi tutto questo venga pure spacciato come "crescita" o "trasformazione interiore" è addirittura insopportabile, ma la diffusione ubiquitaria dello schema mi fa dubitare dell'effettiva possibilità di liberarsi di queste dinamiche. In troppe scuole di AMI,per fare un esempio, quando va bene si tende a vendere un metodo, una specie di percorso preconfezionato uguale per tutti. A volte, questo percorso è abbastanza ragionevole, ma più spesso risulta del tutto velleitario,oltre che più legato ad esigenze di marketing che alla didattica o alla coerenza e alla reale funzionalità del metodo. Eppure, pare che la maggior parte delle persone cerchi proprio questo, mostrando ancora una volta il disperato bisogno di "incasellamento" visibile,purtroppo, in tutti i contesti,e che tende invariabilmente a mutarsi in sclerosi e fanatismo. Certo, fanatismo: i metodi divengono ben presto immutabili, divengono ortodossia, ed ogni deviazione o critica diviene subito oggetto di repressione più o meno dissimulata o di isolamento dell'eretico. E chiunque abbia un minimo di esperienza in questi ambienti lo sa bene.
Ad ogni buon conto, cosa comporta tutto questo? Sclerosi,dicevo, e stagnazione,oltre che snaturamento dell'arte e suo progressivo declino, tutto lanciato verso un livellamento per difetto.
Mi si potrebbe obiettare il fatto che un metodo è fondamentale,onde evitare la confusione, le illusioni o il fai da te che non porta a nulla, e io sarei d'accordo.
Pochi si son sforzati quanto il sottoscritto per tirar fuori le AMI  dalla cortina fumogena dell'improvvisazione e del misticismo d'accatto,incitando a praticare secondo ragione e buon senso, per cui la mia riflessione è rivolta  all'atteggiamento verso il metodo,come praticanti e come insegnanti.
Troppe volte ho visto "maestri" continuare ad insegnare, imperterriti, cose che sapevano benissimo essere scorrette, o addirittura "sbagliate", saltando a piè pari persino correzioni patenti da parte di chi ne sapeva di più. Non ci vuole tanto per capire le ragioni di questo, tuttavia mi chiedo: è possibile insegnare correttamente, senza mancare di sincerità nei confronti di noi stessi, dei nostri allievi e soprattutto dell'arte che pratichiamo,la quale, per sua natura, è soggetta al cambiamento?
Per me sì, a patto di ricordare sempre,anche agli allievi, che si sta praticando, appunto, un'arte come la musica, e non una scienza in senso stretto,come la matematica: ma,in fin dei conti,si dirà, la musica è sostanzialmente matematica ...tuttavia,me lo concederete, c'è una bella differenza tra le due!
Dunque, nel rispetto del buonsenso e della biomeccanica,oltre che della teoria dei singoli sistemi,ossia il metodo, conta enormemente l'inclinazione personale,ossia la capacita di "reagire" al metodo rendendolo pratica efficace...applicandolo,in altre parole. Questa, secondo me,è l'unica "fedeltà" possibile ad un metodo appreso, e non la sua ripetizione pedissequa ed immutabile, che con la scusa di conservare finisce inesorabilmente per tradire.

28.1.11

Absit Iniuria verbis : Cosa vuol dire "Guerriero"? parte 2

Ad ogni buon conto, non si tratta di fare necessariamente delle scelte di vita "estreme",quanto di rivoluzionare in modo radicale ed irreversibile il proprio atteggiamento mentale: comprendere in profondità la Natura delle cose è di certo infinitamente più "guerriero" non soltanto dei vari proclami new age, ma lo è pure di ore ed ore passate a bastonarsi con amici e\o nemici,oltre che molto più duro. E' necessario iniziare a mettersi di fronte alle cose per quello che sono, senza valutazioni parziali dovute alla propria forma mentis o all'emotività rifuggendo,platonicamente parlando,la sfera delle "opinioni" (doxai), ed abbandonando qualsiasi forma o livello di buonismo,in quanto assolutamente non naturale nonché di quella pseudo spiritualità dolciastra che non riflette affatto l' Ordine del cosmo. Non a caso,infatti, Eraclito ricordava che il Padre e Sovrano di Tutto è Pòlemos , la Guerra (1)e Laozi  definisce Cielo e Terra "inumani" (2),ribadendo,subito dopo, che anche il Saggio è così.  E l'esperienza  stessa ci insegna,il più delle volte amaramente, come la realtà sia contraddizione e lotta,anche crudele,ed aver la cristallina consapevolezza di come ogni opposizione possa essere superata al livello successivo,non aiuta affatto ad accettarlo di buon grado. L'essere un autentico Guerriero vuol dire far propria questa consapevolezza, ed accettarla pienamente, senza sconti, e senza se e senza ma, come un puro e semplice dato di fatto che non può essere cambiato,tanto meno appellandosi ai buoni sentimenti o ad ideali troppo astratti che fungano,in un modo o nell'altro, da consolazione. Si tratta di andare avanti dissolvendo,in primo luogo sé stessi...


continua...


(1) cfr. il frammento 22 : Pòlemos pànton mèn patèr esti, pànton dè basileùs, kaì toùs mèn thoùs èdeixe theoùs dè anthròpous, toùs mèn doùlous epoìese toùs dè eleuthèrous  -  "Guerra è Padre di tutto, e di tutto è Re gli uni rivela Dei, gli altri uomini, gli uni schiavi, gli altri,liberi" 
(2) cfr. Daodejing cap.V : "Il Cielo e la Terra sono inumani;trattano i diecimila esseri come cani di paglia"

22.1.11

29/01/11 -Introduzione alla Prima Forma del Taijiquan stile Chen



Sabato 29 gennaio,alle ore 15  presso la Palestra Olimpia in via Fermi,6 a Pergola (PU)


terrò un seminario di introduzione alla Prima Forma (Yi Lu) in 83 figure del Taijiquan stile Chen, durante il quale se ne studieranno i primi 5 movimenti: 

1.Yubei shi-posizionedi partenza
2. Jin Gang Dao cui- Jin Gang pesta nel mortaio
3.Lan Zha Yi -Il pigro si allaccia il vestito
4. Liu Feng si Bi - Sei siglli e quattro chiusure
5.Dan Bian - Frusta semplice

e il relativo utilizzo (yung fa)


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La quota di partecipazione è di € 15 per chi già frequenta i corsi di TJQ e di € 25 per gli esterni.

per informazioni ed iscrizioni:

Remo Pizzin
3407732431
alasad@hotmail.i
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