Mi è stato fatto da più parti notare come in questo blog sia finito per trattare sempre più raramente di tecnica, dedicandomi piuttosto a tematiche intime e personali.
In realtà, non è che mi manchino gli argomenti per discettar di tecnica, anzi.
Ci sono parecchi articoli pronti essere pubblicati, però esito a trarli fuori dal limbo perchè continuano a sembrarmi incompleti, parziali, di sicuro non definitivi.
Infatti troppe volte, praticando, mi è capitato di dover rivedere di colpo l'interpretazione di un movimento di cui ero convinto d'aver un'idea e una padronanza tutt'altro che vaghe, e ricominciare, quindi, tutto da capo.
O, meglio, più che da capo, da un altro punto di vista.
Ma questo, per quanto assai stimolante sul piano personale, si rivela quasi traumatico qualora si vadano a rileggere le cose scritte in precedenza.
Cose che paiono somigliare invariabilmente ad un pensierino delle elementari, ma la cui ingenuità non è in alcun modo scusabile, e spesso quasi irritante.
E io, sia per mania di perfezionismo, o per inveterata antipatia verso la parzialità, di natura trovo poco onesto il dare a intendere, magari con l'aria di chi la sa lunga, d'aver afferrato qualcosa che invece continua a sfuggirmi di mano.
Il che vale ancor di più adesso che sono in una fase "fluida", in cui la
tecnica prende, perde o semplicemente muta di significato in
continuazione, a seconda del momento, o, meglio, del "mio" momento...
A questo s'aggiunge il fatto che l' aver dato una versione più o meno coerente d'una visione giocoforza limitata e provvisoria continua a non parermi quasi mai una ragione sufficientemente buona per rompere il silenzio.
Tutt'al più, volendolo fare, preferisco di gran lunga tentar di dare un'idea di come sia possibile servirsi in maniera proficua di questo o di quel movimento, come nel caso dei post su Yubeishi.
Però, anche in quest'ultimo caso, già mi troverei nella posizione di rettificare o integrare qualcosa...
Forse, sarebbe più saggio ammettere che anche della tecnica "non si da scienza",e cercare piuttosto di mettere in luce l'effetto che essa, tramite la pratica, esercita su di noi: la condivisione di esperienze, risultati oppure stati d'animo a volte può essere di immenso aiuto per chi, lungo un simile cammino, senta la necessità di conferme o, perchè no, di un po' di compagnia.
Nessun commento:
Posta un commento