Per un attimo m'è parso di esser ancora seduto sul davanzale come facevo da ragazzo, con gli occhi tuffati quasi a forza in quel poco di cielo che m'era dato di vedere.
Sempre lontano e, in qualche modo, solo tra la gente che pareva rarefarsi ad ogni istante, a volte molesta, spesso inutile e quasi sempre confusa.
Con solo il corpo a darmi segno d'esser vivo, mi scivolava addosso tutto quel vociare, e con gli occhi socchiusi ero perennemente altrove.
Troppo freddo per non far arretrare gli altri, troppo rovente per essere maneggiato, non appartenevo a nessuno se non per mia personale voglia o costrizione, e troppe cose ho lasciato passar via senza coglierne il senso, o il dolore sotteso.
Ma ora che un po' di bianco inizia ad insinuarsi lentamente sulle guance, sento involarsi piano anche il ricordo, ritorno qui.
E guardo fuori.
Nessun commento:
Posta un commento