L'occhio cade infatti con malizia solo sui pantani in cui ci si è dibattuti sempre troppo a lungo ,mentre pare evitare quasi apposta le sparute vette dei risultati ottenuti.
Ma più d'ogni altra cosa, indugia sul serpeggiare del sentiero, sul suo snodarsi spesso in mezzo alla nebbia più fitta, o sulle infinite deviazioni a cui ci ha condannato e ci condanna.
E' facile smarrirsi, anche seguendolo, perchè spesso non si fa che calcare le orme degli errori di chi l'ha tracciato,e non sempre è possibile rendersene conto fino all'ultimo istante.
Senza contare che tornare sui propri passi fa male.
Fa male per la rabbia, fa male per la percezione della propria stolida dabbenaggine, fa male per il tempo buttato, specie se capita più volte.
Poi,finalmente, giunge il momento in cui di sentieri praticabili non ce ne sono più, e si può solo andare avanti.
Dritti davanti a sè, un passo dopo l'altro, costi quel che costi.
1 commento:
L'ultima frase e'giusto quello che si deve fare in tutti i casi che la precedono
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