Frugando tra gli scatoloni rimasti accatastati nel limbo delle cose da sistemare fin dal tempo del nostro ultimo trasloco, ne ho ritrovato uno, a dire il vero piuttosto bruttarello , con quella sua tinta giallastra da compositore tisico, e cosi' stracolmo da non essere nemmeno chiuso.
Tra tutti, in effetti, era proprio quello in cui non avrei voluto ( o dovuto, staremo a vedere) imbattermi, e che avevo riposto li' , in un angolo praticamente inaccessibile, in attesa del momento in cui avessi sentito l'esigenza di farmi un po' di male aggiuntivo.
Ma l'averlo rivisto mi costringe inesorabilmente ad affrontarlo, e a tirarne fuori quel che si e' salvato dal rogo cui a suo tempo decisi di condannare i miei scritti di adolescente, sputati dissennatamente sulla carta (senza nemmeno rileggerli) tra i quattordici e i vent'anni.
Liriche d'amore per ragazze e donne che non m'hanno mai degnato di uno sguardo, o che l'hanno fatto vedendovi unicamente cio' che han voluto, invettive rabbiose contro l'istupidimento generale che gia' allora mi rivoltava lo stomaco, bozze per un teatro di personaggi e parole in risposta allo strapotere dell' asettico intellettualismo...e praticamente a ciclo continuo, dato che, nonostante i miei poco allegri falo' qualche mano provvidenziale e' riuscita a salvarne addirittura uno scatolone bello pieno.
Non so se stavolta si salverà qualcosa, ma so per certo che la prova dello specchio è sempre una delle più dure...
Nessun commento:
Posta un commento