La scelta di mantenere linee di
coerenza, quali che siano, comporta quasi fatalmente il dover saldare
un conto quantomeno salato, fatto di incomprensioni e diserzioni di
vario tipo, specialmente da parte di chi non esita a definirsi più
vicino.
Il fatto di possedere una qualche
visione, per quanto confusa, determina quasi per riflesso un goffo
passo indietro da parte di chi ne è privo, quasi una sorta di timore
reverenziale che separa e offusca.
E' come se nel voler seguire una
direzione precisa, e decidere di mantenerla infischiandosene della
tortuosità del percorso, si celasse un oscuro divieto, una sorta di
tabù per il bulimico opportunismo contemporaneo.
Ad essere incomprensibile è in primo
luogo la scelta di astenersi dal prendere compulsivo, sia che si
tratti di cose lecite sia che si tratti di cose illecite: non puoi
non volere, non puoi non desiderare, non puoi non soddisfare anche la
più sciocca delle brame senza apparire strano, forse malato...
E in definitiva perdente, almeno agli
occhi di certi sfuggenti mangiatori di carogne.
Questo perché la nozione di scelta,
per essere autentica, comporta una inevitabile adesione, una presa di
coscienza gravida di responsabilità. Non per niente, infatti, si è
spesso sentito dire come l'assenso, in piena consapevolezza e
volontà, sia l'unico vero margine di libertà concesso a noi
mortali.
E non potrebbe essere altrimenti,
perché solo l'azzardarsi ad aprire gli occhi scoprendosi avviluppati
dai cordami del Fato permette di riconoscerlo, e, magari, di
comprenderlo.
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