Per una natura empatica, quella
dell'equanimità è una conquista assai difficile, che richiede la
presenza di una mente siderea, algida e metallica. Algida, sì, ma
pronta ad arroventarsi per cauterizzare, alla bisogna, le
innumerevoli ferite che l'attitudine all'empatia comporta.
E' fin troppo facile commuoversi,
lasciarsi toccare nel profondo dalle sensazioni altrui, dalle loro
paure, insicurezze o dolori, finendo per portarsele dietro anche
laddove sarebbe saggio allontanarsene il prima possibile.
Non è giusto sobbarcarsi più del
dovuto, perché s'ottiene solo l'erosione delle già scarse energie a
nostra disposizione, finendo per crogiolarsi in un pantano languoroso
in cui tutto si può trovare, tranne vie d'uscita.
Un cuore troppo carico non è certo in
grado di aiutare, perché offuscato: solo dopo che la brezza siderea
della mente avrà spazzato via le nubi gonfie d'acquea empatia, il
chiarore dello Spirito autentico sarà in grado di tendere una ben
concreta mano.
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