Partecipare ad una classe di Taijiquan vuol dire fare una pratica "spirituale"?
A qualcuno non piacerà, eppure la risposta è NO.
E questo, in primo luogo, è perché , nonostante ne siano possibili e auspicabili delle letture in tal senso, il Taijiquan NON è una pratica "spirituale".
E' un'arte marziale.
Non è Qigong o meditazione, e farlo passare per tale, seppur in buona fede, è una frode,
Detto questo, va ricordato che la formula della classe, specie se numerosa, porta alla creazione di alcune tipiche dinamiche di gruppo, come l'abbassamento del livello di presenza individuale e l'armonizzazione al ribasso di quello energetico, entrambi fattori decisamente poco compatibili con una pratica che si voglia realmente "spirituale".
Eppure, per tantissimi praticanti, tra cui chi scrive, il Taijiquan viene percepito e vissuto ANCHE
in una dimensione "spirituale", specialmente quando si voglia affrontarlo seriamente e senza sconti.
Ma questo non può avvenire se non attraverso lunghe e possibilmente estenuanti sessioni di pratica individuale: fuori dal gruppo, soli con quel che si è riusciti ad apprendere, siamo costretti a scavare in profondità e senza la possibilità di nascondersi dietro gli altri o di seguirne la scia emotiva.
E questo è l'inizio di ogni pratica veramente "spirituale"...
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