L'inizio di un nuovo anno, anziché momento di lieta riflessione sul rinnovarsi ciclico del Tempo, si ritrova ad essere anche quello dello sbandieramento dei buoni propositi o delle più o meno vaghe speranze di veder replicare per l'ennesima volta il già visto, e il già vissuto.
Infatti, aldilà del legittimo desiderio di lasciarsi alle spalle le inevitabili sofferenze, brutture o semplicemente le mancate occasioni vissute nel corso dell'anno appena trascorso, mi sembra che pressoché ovunque si celi, spesso debitamente camuffato, l'anelito al ritorno dell'uguale.
O, meglio, di un certo tipo di uguale, ossia quello dei fantomatici "punti di riferimento" veri o presunti che siano, e che si situano invariabilmente ad un livello piuttosto banale e contingente.
E' assai raro, invece, avvertire un autentico desiderio di uscita dal meccanismo farlocco in cui ci si ritrova ingarbugliati, di rompere il cerchio delle varie illusioni e bisogni indotti, ai quali letteralmente ci si ammanetta, quasi si fosse nell'attesa proprio dello spasimo del dibattersi, del malato gioire dell'essere a catena.
E chi rifiuta il gioco,invece, per lo più fugge: spesso molte tra le persone migliori finiscono per proiettare in un "altrove" fatto di "energie" e favolose esplorazioni di piani "altri" la forza che dovrebbero invece custodire in vista di un'autentica rottura di livello.
Non è possibile limitarsi a gironzolare per i piani sottili nella pausa pranzo o nei sabati mattina strappati allo shopping per avviare il tanto agognato processo del "cambiamento"...
E' necessario, invece, fare delle scelte. Scelte difficili, faticose e spesso dolorose, ma non è più possibile rimandare, perché le nubi all'orizzonte son sempre più fosche, e il tempo stringe.
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