19.2.09

Perchè darsi tanto da fare?

Mi capita spesso di notare, sul volto di molte persone, una specie di sbigottimento misto a non ben celata riprovazione,che appare invariabilmente quando si finisce a discutere sul modo in cui passo gran parte del mio tempo,ossia allenandomi. Tralasciando i benintenzionati ipocriti, i quali si meravigliano di come uno possa volontariamente limitarsi a campare con poco, pur di rimanere libero e coerente, la maggior parte delle persone così dotate di tempo da perdere da stupirsi di come vivo non riesce a capire cosa possa spingere una persona sana di mente a passare ore e ore ad esercitarsi,ogni santo giorno. Soprattutto, non riescono a comprendere come si possa dedicare tanto tempo ad un'attività estremamente impegnativa e, almeno per i più illuminati, degna di un ben circostanziato interesse, ma che porta ben magri risultati specialmente dal punto di vista economico o di quello della rispettabilità sociale. Ma si tollera,quando addirittura non si ammira, uno sportivo qualsiasi, per quanto bifolco possa essere, o per quanto lontano anni luce dall'antico (e per ciò sospetto) concetto dell'Athlon .Forse, proprio per questo lo si accetta con benevolenza: è solo un altro tipo di saltimbanco deputato alla distrazione pubblica. Il che non si può certo dire di un losco figuro che si esercita a scimmiottare gli antichi guerrieri ed i loro metodi resi obsoleti (secondo loro) dalla modernità. Quello che sfugge è la possibilità di una dedizione pressochè assoluta ad un ideale di crescita, di perfezionamento, di trasformazione. Al massimo, lo si può concedere ai cosiddetti adolescenti,ai cosiddetti spostati,ai cosiddetti falliti, ma non alle persone mature che sanno stare al mondo. Mi amareggia profondamente vedere come queste persone così svelte a dar del visionario o del matto agli altri siano invece proprio loro ad essere invischiate senza scampo in un'illusione soffocante e spietata,che li priva non solo del tempo, ma anche della capacità di sfruttarlo per comprendere il senso delle cose, sempre che ce ne sia uno,o almeno a provarci. Pare che nulla possa toccarli, nel loro orbitare inesorabile intorno allo stabilito, esclusi gli inevitabili aggiustamenti imposti dall'esterno, e che a loro appaiono così naturali. Forse anche per questo non mi illudo che le mie scelte possano essere realmente apprezzate (o semplicemente capite),tuttavia continuo a sperare che possano in qualche modo suscitare un minimo di dubbio,un microscopico sospetto che sussurra che,sotto sotto, un po'di ragione la possediamo anche noi matti...