12.12.09

Seminario Ancona

Programma Ancona 131209                                                                                                                                            

16.10.09

Quando si può parlare di Arte marziale?

Per lungo tempo sono andato cercando uno stile che fosse il più efficace ed esoterico, magari anche il più affascinante sotto il profilo estetico, fino ad arrivare ai metodi Nei Jia, ossia a quanto di più sofisticato esista nel campo delle Arti Marziali. Qui mi sono fermato, magari integrando con altri metodi, ma dedicando la maggior parte del mio tempo e dei miei sforzi a comprendere la complessità del Tai Ji, dello Xin Yi e via discorrendo. Nel frattempo, però, è cambiato qualcosa, nella mia percezione dell'Arte e del suo apprendimento, ossia la ricerca a volte spasmodica del "cosa" ha gradualmente lasciato il posto a quella del "come", ed il mio interesse è passato, di conseguenza, dagli stili ai loro interpreti. Non mi stupiscono più, cioè, le tecniche o le loro applicazioni, bensì il vedere la varietà a volte sconcertante delle interpretazioni di uno stesso principio, e quanto queste interpretazioni derivino non tanto, come sarebbe facile pensare, dalla diversità di costituzione fisica o da preferenze tecniche, quanto dalla natura profonda del praticante, dal suo "cuore",in un certo senso. Ed è proprio a questo livello che si può onestamente iniziare a parlare di Arte marziale,ossia di una personale rielaborazione di un'abilità acquisita ed interiorizzata, e non della semplice esecuzione meccanica di una serie di tecniche codificate e prive di anima...

11.8.09

Dance Immersion Cagli

All'interno del meeting di danza DANCE IMMERSION, che si svolgerà a Cagli (PU) dal 30 Agosto al 5 Settembre, sarò presente anch'io con il seminario "Tai Ji Quan - Il Cosmo nel movimento".

Il seminario, aperto a tutti, sarà un'introduzione al Tai Ji Quan quale arte del movimento "scientifico", ossia perfettamente in armonia con le leggi della Natura, che anzi vengono rivelate e confermate attraverso la pratica.

Le lezioni si svolgeranno da Lunedì 31 Agosto a Sabato 5 Settembre presso il Centro Danza Movimento e
Fantasia in Piazza Papa Giovanni XXIII a Cagli (PU)
dalle ore 18 alle 19,30

Il costo per i sei giorni di seminario è di € 120

Per informazioni ed iscrizioni contattare me oppure il Centro Danza


1.8.09

Il lavoro sulla struttura

Spesso mi capita di sentirmi chiedere, da allievi o da altri praticanti,perchè mai nei miei corsi ( e nella mia pratica,ovviamente) venga così tanto enfatizzato il lavoro sulla struttura fisica, spostando ad un secondo momento il lavoro sul Qi o quello di tipo meditativo. In realtà, non è che nei miei corsi le cose siano separate, tuttavia ritengo, sia per esperienza personale, sia per considerazioni dettate innanzitutto dal buonsenso, che sia fondamentale la presa di coscienza (e di controllo) del corpo, senza la quale, purtroppo o per fortuna è assai difficile fare qualche passo in avanti sulla Via della Trasformazione. Il corpo è la realtà fondamentale con la quale siamo in contatto, una realtà che influenza in mille modi le nostre percezioni e che rimane in ultima analisi l'interfaccia immediata per mezzo di cui siamo in grado di interagire con il mondo esterno. E' proprio questa nostra "vicinanza" al corpo a renderlo il primo "avversario" con il qualer misurarsi una volta intrapresa l'Opera , e anche quello più francamente abbordabile. In fin dei conti, per quanto sia faticoso, impegnativo e a volte decisamente noioso il concentrarsi sulla propria postura o il tenere sotto controllo costante il movimento nello spazio, questi metodi sono sempre ed infinitamente più semplici dell'affrontare direttamente la mente con il suo incessante chiacchiericcio, le sue divagazioni, la sua paura della dissoluzione... E, soprattutto, non consentono di barare!

13.3.09

Una volta per tutte...

Starò anche diventando intollerante, ma inizio seriamente a perdere la pazienza quando mi viene chiesta la differenza tra il Tai Ji Quan ed il Tai Chi Chuan.
Tai Ji Quan e Tai Chi Chuan sono ESATTAMENTE LA STESSA COSA, solo che il primo è traslitterato in Pinyin (il metodo ufficialmente utilizzato in Cina), mentre il secondo segue l'un po' datato metodo Wade- Giles, solitamente impiegato nei paesi di lingua inglese.
Ed entrambi si leggono allo stesso modo, ossia Tài Cì(suono intermedio tra ci e gi) Ciuàn...


Claro?!?

5.3.09

Li e Jin

Nella terminologia delle Arti Marziali cinesi, esistono due termini solitamente tradotti, dalle nostre parti, con "forza", ossia Li e Jin. Questa traduzione, decisamente approssimativa, non tiene conto della fondamentale differenza tra i due, che indicano cose ben diverse e, in fin dei conti, antitetiche.
Li indica la forza non raffinata, semplice per non dire bruta, mentre Jin indica la forza raffinata, frutto della coerenza interna del corpo più che del suo peso o di membra nerborute. In un certo senso, Li può essere accostata alla forza di un bufalo, potente, certo, ma anche monodirezionale e poco duttile. Jin, invece, è simile alla potenza di un grosso felino, la cui forza è sempre accompagnata da agilità e grazia. Nelle Arti Interne, ci si riferisce sempre a Jin e non a Li, e questo dovrebbe dirla lunga su molte cose, specialmente sulla scarsa utilità dell'imprigionare il proprio corpo con una muscolatura ipertrofica e sostanzialmente inutile, come ancora consigliano molti, così simile a quella del bufalo suddetto al quale, di solito, tocca il ruolo della preda...

4.3.09

La vera differenza tra Xin Yi Liu He Quan e Xing Yi Quan

Nell'opinione comune, nonchè nella maggior parte delle pubblicazioni a riguardo, lo Xin Yi Liu He Quan (la Boxe delle Sei Armonie del Cuore e della Mente, d'ora in poi Xylhq) viene considerato come un semplice sotto-stile del più famoso e diffuso Xing Yi Quan (Boxe della Forma e della Mente) , del quale rappresenterebbe soltanto una variante etnica e regionale, la cui pratica è stata limitata per secoli alla comunità Hui della provincia di Henan. Personalmente, credo che questo giudizio vada in parte corretto, considerando piuttosto come i due metodi, per quanto derivanti dal tronco comune dello Xin Yi Quan (Boxe del Cuore e della Mente) di Ji Long Feng, siano divenuti sostanzialmente indipendenti negli esiti della loro evoluzione storica e tecnica, e questo per una lunga serie di motivi.
In primo luogo, lo Xylhq, il cui lignaggio si fa risalire a Ma Xue Li, si è sviluppato, com'è noto, in un ambiente assai ristretto e difficilmente accessibile qual era quello dell'etnia Hui, dove erano praticati da tempo alcuni stili altrettanto elusivi, che costituiscono l'insieme dei metodi detti Jiao Men, ossia "metodi dei Credenti", in riferimento alla fede musulmana della popolazione presso cui erano tramandati. Questi stili, come ad esempio il Cha Quan (Boxe di Cha), il Qi Shi Quan (Boxe delle Sette Stelle) ed il Liu He Quan (Boxe delle Sei Armonie), hanno chiaramente influenzato l'evoluzione dello Xylhq, che ne ha tratto alcune delle sue caratteristiche tecniche principali (notoriamente assenti nelle altre branche), nonchè un modo di concepire il combattimento estremamente aggressivo e pratico. Questa enfasi posta sulla praticità e sull'aggressività si è combinato perfettamente con l'essenza profonda dello Xin Yi Quan, legata all'imitazione degli atteggiamenti tipici usati dagli animali mentre combattono o cacciano. Lo Xylhq ha rigorosamente mantenuto questa "ricerca dell'animalità" come il vero e proprio nucleo della pratica, raggiungendo un livello unico di specializzazione, frutto di un percorso di evoluzione sostanzialmente conservatore che, escludendo le influenze prima citate, ben poco ha aggiunto agli insegnamenti originari.
Le altre branche dello stile, invece, pur conservando allo studio degli animali una parte importante del tempo di pratica, vi hanno aggiunto in misura sempre maggiore quello dei Wu Xing Quan (Pugni delle Cinque Trasformazioni) ed allo Zhan Zhuang (il "palo immobile",ossia il mantenimento delle posizioni statiche), in particolar modo della San Ti Shi (Postura dei Tre Corpi). Concetti che, come vedremo, sono presenti sotto altra forma anche nello Xylhq, ma è proprio dall'introduzione massiccia del lavoro specifico su questi elementi che si data la nascita dello Xing Yi Quan propriamente detto, quello delle regioni dello Shanxi e, più tardi, dell'Hebei. Non è un caso, infatti, lo slittamento, nel nome, dal concetto di Xin (Cuore\Intelligenza emotiva) a quello di Xing (Figura\Postura\Immagine), al quale corrisponde un notevole aumento della stilizzazione dei movimenti. Più propriamente, sarebbe il caso di parlare di "umanizzazione" dei movimenti, nel senso di un adeguamento del corpo umano alle movenze animali, laddove, nello Xylhq, si tratta piuttosto dell'inverso, ossia di adattare il modo di muoversi degli animali alla struttura biomeccanica umana. Una cosa, infatti, è far muovere un uomo come fosse un orso od un serpente, un'altra è cercare di riprodurre il movimento di un orso o di un serpente che si muovono con il corpo di un uomo. Questa, a mio avviso, è la vera e propria differenza tra lo Xin Yi Liu He Quan e lo Xing Yi Quan, il punto nel quale le loro vie, pur partendo da un'idea di fondo comune che ha fatto far loro un bel pezzo di strada insieme ,si sono separate in due cammini entrambiassolutamente validi, ma diversi.
Il primo chiaro esempio di questa divergenza ci viene dall'osservazione della didattica.
Nello Xing Yi Quan in primo luogo viene perfezionata la postura del corpo attraverso il mantenimento delle posizioni statiche (Zhan Zhuang) e si sviluppano i cinque Jin fondamentali corrispondenti alle Cinque Trasformazioni, vale a dire Pi (spaccare), Peng (frantumare), Zuan (perforare), Pao (esplodere) ed Heng (incrociare), corrispondenti rispettivamente al Metallo, al Legno, all'Acqua, al Fuoco e alla Terra.
Questo schema verrà, in seguito, "riformato" da Wang Xiang Zhai che codificherà su questa base il proprio Yi Quan, accentuando ancor di più la pratica delle posizioni statiche ma sostituendo ai Wu Xing Quan una serie di movimenti ideati per "sentire la forza" detti appunto Shili.
Ad ogni modo, e nonostante le evidenti differenze, in entrambi i casi si tratta di creare innanzitutto una "forma" coerente del corpo dalla quale poter far partire i movimenti e che deve essere sempre e comunque rispettata e mantenuta.
Per quanto riguarda lo Xylhq, invece, il lavoro di base (jiben gong) è costituito dai metodi del Corpo del Drago (Long Shen Fa), attraverso i quali il corpo viene trasformato in una vera e propria molla enfatizzando al massimo il ruolo della colonna vertebrale e delle anche. In secondo luogo, viene svolto un lavoro estremamente puntiglioso sul Dan Tian, che deve essere rafforzato e soprattutto sensibilizzato. Questo tipo di pratica si concentra, quindi, proprio su quel recupero dell'animalità di cui parlavo poc'anzi, attraverso il rispristino delle gerarchie funzionali tipiche dell'animale, per mezzo delle quali è possibile ridare al movimento umano quella "grazia" ormai perduta per la maggioranza delle persone. A questo viene aggiunto, seppur in misura nettamente minore rispetto allo Xing Yi Quan, il lavoro sulle posizioni statiche, solitamente basato su alcune figure prese dalle forme.
A questo proposito, ricordo una correzione fattami dal M° George Xu qualche anno fa, mentre eseguivo la forma di Xylhq detta dei Dieci Animali (Shi Da Xing Quan) cercando di rendere accettabili (ai miei occhi,in primis) le sue varie posture. Il M°Xu fece questa osservazione:" l'animale non ha forma, ed è questo il suo stile" . Credo che questa semplice frase riassuma alla perfezione l'essenza dello stile, suggerendo allo stesso tempo la sua peculiarità, che rende lo Xylhq molto di più di un oscuro sotto-stile, e che di solito viene identificata limitandosi a considerarne le evidenti differenze tecniche rispetto allo Xing Yi Quan. Io non credo che lo Xylhq si differenzi dal cugino più famoso solo perchè torce maggiormente il corpo, predilige le zampate ai pugni o utilizza anche passi circolari e a serpentina, ma perchè si basa su un concetto diverso. O, meglio ancora, si basa su di una differente interpretazione dello stesso concetto, nella quale l'imitazione si fa identificazione, selvaggia quanto le stesse belve cui si ispira.

19.2.09

Perchè darsi tanto da fare?

Mi capita spesso di notare, sul volto di molte persone, una specie di sbigottimento misto a non ben celata riprovazione,che appare invariabilmente quando si finisce a discutere sul modo in cui passo gran parte del mio tempo,ossia allenandomi. Tralasciando i benintenzionati ipocriti, i quali si meravigliano di come uno possa volontariamente limitarsi a campare con poco, pur di rimanere libero e coerente, la maggior parte delle persone così dotate di tempo da perdere da stupirsi di come vivo non riesce a capire cosa possa spingere una persona sana di mente a passare ore e ore ad esercitarsi,ogni santo giorno. Soprattutto, non riescono a comprendere come si possa dedicare tanto tempo ad un'attività estremamente impegnativa e, almeno per i più illuminati, degna di un ben circostanziato interesse, ma che porta ben magri risultati specialmente dal punto di vista economico o di quello della rispettabilità sociale. Ma si tollera,quando addirittura non si ammira, uno sportivo qualsiasi, per quanto bifolco possa essere, o per quanto lontano anni luce dall'antico (e per ciò sospetto) concetto dell'Athlon .Forse, proprio per questo lo si accetta con benevolenza: è solo un altro tipo di saltimbanco deputato alla distrazione pubblica. Il che non si può certo dire di un losco figuro che si esercita a scimmiottare gli antichi guerrieri ed i loro metodi resi obsoleti (secondo loro) dalla modernità. Quello che sfugge è la possibilità di una dedizione pressochè assoluta ad un ideale di crescita, di perfezionamento, di trasformazione. Al massimo, lo si può concedere ai cosiddetti adolescenti,ai cosiddetti spostati,ai cosiddetti falliti, ma non alle persone mature che sanno stare al mondo. Mi amareggia profondamente vedere come queste persone così svelte a dar del visionario o del matto agli altri siano invece proprio loro ad essere invischiate senza scampo in un'illusione soffocante e spietata,che li priva non solo del tempo, ma anche della capacità di sfruttarlo per comprendere il senso delle cose, sempre che ce ne sia uno,o almeno a provarci. Pare che nulla possa toccarli, nel loro orbitare inesorabile intorno allo stabilito, esclusi gli inevitabili aggiustamenti imposti dall'esterno, e che a loro appaiono così naturali. Forse anche per questo non mi illudo che le mie scelte possano essere realmente apprezzate (o semplicemente capite),tuttavia continuo a sperare che possano in qualche modo suscitare un minimo di dubbio,un microscopico sospetto che sussurra che,sotto sotto, un po'di ragione la possediamo anche noi matti...