10.3.13

il segreto degli animali

Suscito sempre un grande interesse, quando ribadisco la necessità di seguire l'esempio degli animali,e cercare di carpirne il "segreto". In una (in)cultura come la nostra, nella quale gli animali vengono visti non troppo diversamente da delle merci, e per questo sfruttabili a vario titolo, oppure, all'opposto, come oggetti di un'affettività morbosa e molto spesso disturbata, risulta assai difficile comprendere l'utilità di osservare delle creature ritenute meno "evolute"per trarne insegnamenti di sorta su cui basare il nostro "lavoro" personale. Allo stesso modo, ci si fa continuamente meraviglia di come, in passato, per generazioni si sia andati avanti ad osservare gli animali e a studiarne movimento e comportamento e adattarli in vario modo all'essere umano sotto forma di pratiche fisiche, respiratorie e meditative. In questo, le culture orientali, prive di pregiudizi (religiosi prima, scientisti poi) nei confronti degli animali,si dedicarono con particolare attenzione a studiarli, al punto che, limitandosi alla tradizione cinese tutto il complesso di pratiche cinesi noto ora come Qigong  sarebbe del tutto impensabile senza questo continuo riferimento al mondo animale, sotto forma di metafora sia come imitazione pura e semplice. In India, evidentemente non a caso , il Signore dello Yoga (Yogeshvara) e il Signore degli Animali (Pasupati) sono addirittura aspetti del Signore Shiva, il grande Dio che riporta le manifestazioni al puro Essere.
Ma che cos'è, in definitiva, questo "segreto" degli animali? Sta forse in qualcosa che loro hanno e noi non abbiamo? In verità, si tratta di qualcosa che noi abbiamo, e loro no: la sofisticazione, il pregiudizio psicologico che ci vorrebbe "separati" e quindi mediati in tutte le nostre azioni e, per analogia, nei nostri pensieri che si trovano,così, drammaticamente privi della "spontaneità" (ziran) da cui dipende ogni armoniosa interazione con il Kosmos.
Quindi, ogni tipo di lavoro che voglia  realmente ispirarsi agli animali e "imitarli" (xiangxing), deve in primo luogo rivolgere la propria attenzione a questo recupero\ripristino della spontaneità e naturalezza motoria intese come requisiti imprescindibili e non come più o meno confusi "traguardi". Senza questo, presto o tardi si finirebbe per cadere nella trappola dello scimmiottamento privo di senso ed utilità, incapace di generare autentica Trasformazione.

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